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TROY
(TROY)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 27 maggio 2004
 
di Wolfgang Petersen con Brad Pitt, Orlando Bloom, Diane Kruger, Eric Bana, Brian Cox (Stati Uniti, 2004)
 
La vicenda è nota da tempo. Paride rapisce Elena regina di Sparta, il cui marito Menelao non gradisce. Sarà compito di suo fratello Agamennone, potente re di Micene a dire il vero più interessato a questioni di potere che non a lavare l'onta subita in famiglia, a mobilitare una immensa armata greca per ricondurre Elena a casa, annientare Troia e il suo saggio sovrano Priamo. A capo degli Spartani, Achille che liquida il prode Ettore prima di arrendersi per il problema al tallone.

Ovviamente, non è che gli americani badino più di tanto ai dettagli della faccenda, anzi. Il loro compito si limitava infatti a trovare 160 milioni di dollari ( nuovo record in materia) e a limitare in TROY l'utilizzo del digitale per procurarci un piacere che ci eravamo un po' scordato, quello dei peplum anni Cinquanta piuttosto naïf, con personaggi magari fasulli ma perlomeno in carne e ossa, fatti di sostanza e umori, quasi di odori. Con l'ormai indispensabile moltiplicazione numerica; ma con una voglia di restare incollati alla gente. Certo, quell'Achille squadrato sotto il suo casco perde un po' del carisma alla Brad Pitt; e la biondina Elena campa più su delle grazie di kellerina da rifugio alpino che su quelle di una fra le più fantasticate fra le donne fatali di tutti i tempi.

« Se resti a casa avrai dei figli che si ricorderanno di te. E dei figli dei figli. Ma dopo di questi, nessuno si ricorderà più di te. Se invece parti in guerra, finirai per morire; ma di te parleranno per sempre » , ammette a malincuore la mamma del prode Achille. Dimostrando che brandelli di lucidità sulla perdurante idiozia guerriera la si può trasmettere anche con quei film che una volta erano di cartapesta. TROY vive di un suo charme nostalgico, lontano dalle macchine perfette e distanti alla SIGNORE DEGLI ANELLI; in uno di quei confronti, fisici ma anche ingenuamente spirituali, nei quali l'individuo sembra sopravvivere ancora in un barlume di lucidità. « Sai la verità? – dice Achille alla giovane sacerdotessa – gli dei ci invidiano, perché siamo mortali. E possiamo così godere ogni nostro istante come fosse l'ultimo » . Fra le armature plastificate che rendono del tutto azzardata la distinzione fra troiani ed achei e finali di comodo in barba ad Omero per chi ci credeva, c'è però anche un Peter O'- Toole a rendere credibile la disperazione del vecchio re Priamo: tanto da muovere a compassione il palestrato Achille Brad Pitt.


   Il film in Internet (Google)

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